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#cosedicarta a MONTMARTRE

  • Immagine del redattore: Daniela Stallo
    Daniela Stallo
  • 13 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 20 set

cose di carta a Montmartre
cose di carta a Montmartre

 

Era il 3 dicembre, e continuava a piovere (I fantasmi del cappellaio, G. Simenon)

 

Era settembre, e continuava a piovere. Sarebbe piovuto per il resto della notte e della settimana, ma non era importante.

Il locale era deserto se non per due donne che sedevano al primo tavolo, quasi schiacciate in vetrina. Erano vecchie, estremamente vecchie e, sotto gli abiti confusi, neri, le rouches delle camicie, le balze delle gonne ampie, i pizzi dozzinali, le pieghe dei guanti lunghi sino al gomito e consumati sulle dita, e i cappelli, i cappelli indossati al tavolo - certo li avrebbero tolti per la cena, ma adesso li avevano, appena sbilenchi - si capiva che erano floride, un po’ sfatte.

Gli zigomi allargati da una risata che diventava sempre più roca e dai toni alti. Ma non era irritante, neppure loro lo erano.

Ridevano insieme a un uomo anziano che aveva i capelli lunghi e sporchi.

Le due donne bevevano. Il trucco pesante si stava sciogliendo come la pioggia fuori, e il rossetto si allargava oltre le labbra, dentro le rughe.

Pioveva ancora e al calore del locale liberarono il seno ampio, soddisfatto.

Nella vetrata, una Pigalle madida.

Il cameriere portò la zuppa di cipolle, a loro e a noi, avevamo ordinato lo stesso piatto.

Tolsero i guanti consumati sulla punta delle dita e li arrotolarono.

Un’altra donna entrò, era vestita di nero, le balze, le rouches, il cappello. Si mise a sedere e prese a ridere anche lei, senza necessità di capire il motivo delle risate degli altri. Pensai ridessero di me.

Poi una mi disse, da lontano, ciao, in un italiano finto, strascicato dall’alcol. Fecero tutte ciao con la mano e mandarono baci con le dita mentre ridevano. Mi dettero allegria.

Pensai che avessero lavorato nel quartiere fino a qualche tempo prima e vivessero in una strada vicina , in un appartamento in Rue Pigalle, oppure nei romanzi di Simenon.

Quando arrivò l’uomo che aspettavo, loro risero più forte, gli mandarono baci e lo invitarono al tavolo, ma lui non si fermò.

Loro dissero ooohhh in coro, deluse e stizzite. Una mimò una lacrima, col dito finse di ricacciarla nell’occhio.

Poi risero. Davvero ridevano di me.

La crema era calda.

Quando andai via, mi accorsi che un altro tavolo era occupato nell’angolo, un uomo scriveva su un pezzo di carta, beveva birra e neppure lui aveva tolto il maledetto cappello né spento la pipa.

 

 

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