Controlli sotto copertura
- Daniela Stallo
- 18 lug
- Tempo di lettura: 1 min

Non vado mai vestita bene in #ospedale, per una visita. Quasi non ne valga la pena, di appoggiarmi con abiti buoni sulle sedie di plastica che vedono un ricambio incessante.
Mentre ero seduta, #referti in mano da far controllare a un tizio barricato nell’ambulatorio da circa un’ora, un uomo anziano, alto, ha salutato un amico. Avevano in mano anche loro le #carte bianche coi dati in colonna e i grafici di quello che ci accade dentro di nascosto, che ci lavora all’interno mentre non ce ne accorgiamo.
Era vestito bene, benissimo, uno chic negletto, tutti i toni della terra. Un loden, e un maglione chiaro che io pensavo, invece, avrebbe succhiato tutte le macchie delle malattie che volteggiavano nell’aria.
Siamo come le auto dice, più invecchiamo più vanno cambiati i pezzi.
Una delle ovvietà che si sentono in quei corridoi, quando mi capita di frequentarli.
Ma il tizio anziano alto dice che è venuto da solo, viene sempre da solo, a differenza di molti altri intorno. Non lo dice neppure, alla moglie, che ha un esame, delle analisi, un controllo.
Le racconta che va a fare colazione e poi una passeggiata. Si infila le #carte sotto il cappotto. Non si stressa nessuno e i pezzi si incastrano meglio.
Lo voglio fare anche io, d’ora in poi, esami sotto copertura e vestiti eleganti per posti orribili.
in fondo in quei posti, che non sono sempre orribili, ci si va per aver cura di sé dentro, come l'abbiamo per il fuori. Se da soli o in compagnia dipende dal bisogno di intimità o di supporto.
Un bellissimo scritto . I controlli generano sempre stress forse andarci casual aiuta a smorzare le tensioni