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Considerazioni sulla maturità e sulla ridda 

  • Immagine del redattore: Daniela Stallo
    Daniela Stallo
  • 25 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 14 lug


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Ho ritrovato una lettera del 1985, 3 luglio 1985, qualche giorno prima del mio #orale di #maturità. Sono passati quarant’anni. Mi scriveva il mio professore di religione.

Non ho mai scritto dell’esame di maturità, ne ho spesso parlato, ma le parole pronunciate, si sa, sono transitorie, si dissolvono, non sono come quelle messe sulla #carta. E quell’esame fu così misterioso, e, proprio il giorno dell’insediamento della commissione, accaddero cose talmente inverosimili, che poco può essere scritto.

E nei giorni seguenti accaddero cose talmente irragionevoli che, quando me le racconto, o lo faccio a qualcuno, mi convinco che quella maturità sia ormai una #leggenda - una brutta leggenda - e che i fatti li abbia nel tempo distorti e travisati.

Però io c’ero, e anche mio padre e anche altri genitori. I commissari esterni andavano quell’anno in pensione, dunque, 65+40, se campano ancora, sono pure loro nella leggenda degli ultracentenari. So per certo che uno di loro non c’è più.

Eppure i fatti non li posso raccontare. Forse qualcuno consultò un avvocato, ma non so come si sviluppò la cosa. Di certo si sviluppò che non se ne fece niente.

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Ho ritrovato la #lettera. Il prete mi diceva che la ridda delle emozioni e di preoccupazioni che ho trovato dentro e attorno alla tua scuola” non doveva agitarmi più del necessario, “se è vero che la tua filosofia non è nozione, ma soprattutto lettura e passione di vita”.

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#Ridda: tipo di ballo antico di più persone che giravano in tondo tenendosi per mano e cantando; movimento disordinato, agitato, convulso di molte persone o cose, anche astratte.

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Invece ero preoccupata, umiliata (anche per quei fatti che non si possono narrare), agitata e offesa. Amareggiata che il percorso dei cinque anni non fosse apprezzato. Non so se anche gli altri, bocciati e graziati, si sentivano alla stessa maniera. Mi dispiacque per tutti noi. Ci perdemmo subito dopo il terribile esame.

Che fu un ballo inconsulto e andò malissimo, lo scritto di italiano un disastro, quello di latino peggio. All’orale il gesuita mi stroncò, fondatamente e in maniera certosina, su Marx. Quella di latino mi disse che se realmente valevo lo avrei dimostrato all’università. Fu una delle cattiverie che elargirono a pioggia su chiunque.

Quell’esame non mi insegnò niente, lo fece invece l’università.

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Adesso la #maturità la vedo dall’altra parte e continua a non piacermi. Un anno intero votato a un #ballo inutile piuttosto che alla preparazione vera e alla didattica. Un esame inadeguato a valutare le competenze degli alunni quando migliore sarebbe un percorso compiuto per amore del sapere con una valutazione continua.

Un rito di passaggio anacronistico, una ridda di emozioni che non traghetta dall’adolescenza all’età adulta. Non lo fa adesso, non lo faceva allora.

Posso esprimere, in questi giorni di esame, dubbi sul valore della #ridda?

4 commenti

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Tiziano
05 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

Condivido che dovrebbe essere un percorso. Ma come tutte le cose umane, l'imperfezione è la regola.

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Andrea Coccoi
02 lug
Valutazione 4 stelle su 5.

La maturità da tutti tenuta ed enfatizzata ma, poi nella vita il voto non fa mai la persona

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Gianni
28 giu
Valutazione 5 stelle su 5.

Io quei giorni, ero lì. A soffrire. Sigillati a 40 gradi. Finestre “murate”, guardie giurate con i molossi tra i banchi.

Aria di vendetta per famtomatiche spedizioni punitive. Mancavano solo il Ciclope, Circe e i Feaci per diventare una leggenda classica…. Giudizi finali atroci. Ma MATURAI una certezza … se avevo resistito a quello , avrei potuto affrontare il mondo.

Quello si che è stato un momento di MATURITÀ ( o MATURAZIONE???? Come la frutta?). Ora ci penso con ironia, rivedendomi in un fantozziano : “ COM’ È UMANO LEI!” rivolto alla commissione. 😂😂😂😂

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Emmelle
27 giu
Valutazione 5 stelle su 5.

Bella storia, il gesuita che ti stronca su Marx è un classico!

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